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Autosvezzamento, perché no?

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Ci siamo, i sei mesi si avvicinano ed è ora di passare ai cibi solidi: di omogeneizzati e liofilizzati neanche a parlarne, meglio scegliersi gli ingredienti e dare una bella triturata. Ma c’è qualcosa che non torna, voglio dire, com’è che intorno ai lattanti c’è tutta questa industria pazzesca?  Perché si devono andare a comprare creme e simili scegliendo fra scatole e vasetti di cibo studiato ad hoc per i bambini? Le domande affiorano alla mente una dopo l’altra, possibile che siamo noi gli unici geni che nella storia dell’umanità abbiano capito come si svezzano i pupi? Già la parola “svezzare” è un po’ da brivido, come se mangiare al seno fosse un vizio invece che una magica creazione mammifera. Ma torniamo a noi: dunque, se proviamo per un attimo a mettere in dubbio le nostre credenze culturali e indaghiamo senza scalfire troppo la superficie, scopriamo che lo svezzamento, per come è conosciuto da queste parti e in questi giorni, ha vita piuttosto breve. E’ una pratica che ha fatto la sua comparsa qualche decennio fa, quando qualcuno si è inventato che i neonati avrebbero fatto meglio a crescere un po’ in fretta e allontanarsi dal seno più o meno ai tre mesi di vita. I piccoli lattanti, impreparati per via di qualche millennio di corredo genetico immagazzinato nel profondo, non erano pronti a un tale passo, così lì per lì si è risolto con cibi praticamente liquidi e digeribili anche da un ulceroso all’ultimo stadio. Ora, nuove domande nascono spontanee, si continua con la ricerca per scoprire che ormai anche l’OMS raccomanda l’allattamento esclusivo almeno fino al sesto mese -per interromperlo definitivamente solo intorno ai due anni, alla faccia dei tre mesi!

Dunque, scopriamo che bisogna attendere almeno i sei mesi prima di aggiungere qualcosa che non sia latte materno, che è meglio anche che il piccolo sia capace di stare seduto; in effetti, antichi patrizi a parte, chi è che mangia cibo solido da sdraiato? Vuoi vedere che forse il corpo è così intelligente da suggerirci che una buona posizione indica che è tutto pronto a ingollare bocconi prelibati? Bene, proseguiamo sulla nostra pista da veri detective e torniamo al primo punto: è possibile che debba esistere un’industria alimentare su misura per i nanerottoli sdentati? Prima o poi ci si incappa, si arriva a Lucio Piermarini (“Io mi svezzo da solo“, Bonomi editore) e agli altri pediatri che portano un punto di vista differente da quello più gettonato. Il succo è questo: adulti, assaggiate quello che state propinando ai vostri bambini, se vi piace sotto con il cucchiaio, altrimenti lasciate perdere! Secondo questi dottori quando i bambini sono pronti per mangiare cibi solidi, sono davvero pronti, guarda un po’ che novità! Anche se i denti non ci sono basta una sminuzzata con la mezzaluna e i piccoli divoratori, muniti di solide gengive, vi stupiranno abbuffandosi di paste al pesto, risotti al dente, pizze e chi più ne ha più ne metta. Ora, è sottinteso che una genuina e varia alimentazione sia indispensabile per il piccolo, ma se mettiamo un po’ di ipocrisia nel cassetto ci ricordiamo che questa è una regola che vale per tutti. Secondo i nostri eroici pediatri è sufficiente qualche piccolo accorgimento, primo fra tutti seguire la famosa piramide alimentare. Non è nostro compito entrare nel dettaglio della faccenda, per maggiori informazioni consultate il sito della UPPA (Un Pediatra per Amico) e il già citato libro. Ancora di più, fatevi un po’ di giri in rete e qualche domanda nel mondo reale, scoprirete che molti genitori hanno scelto di seguire l’autosvezzamento con i loro pargoli e ne sono davvero entusiasti: hanno scoperto quanto sia bello sedere tutti insieme a mangiare lasciando ai bimbi la libertà di scoprire le gioie dell’alimentazione.

Ora i conti tornano! Per mangiare non c’è bisogno di nessuna industria alimentare, ma solo di cibo buono, sano e cucinato con un pizzico di fantasia.

Per perchénoblog c’è un’ultima, fondamentale considerazione da sottolineare: mettete i bambini a tavola con voi e osservateli. Saranno loro a farvi capire quando sono pronti per assaggiare qualcosa di nuovo, guardando avidamente il boccone che vi state portando alla bocca o cercando di prenderlo in qualche modo. E non preoccupatevi: farà bene? Farà male? E’ troppo? E’ poco? Di nuovo, saranno loro a farvi capire cosa è buono e cosa no. ABBIATE FIDUCIA NEI BAMBINI, fate provare loro quello che preparate per tutti e rispettateli quando dicono di no.

Scoprirete che mangiare tutti insieme è uno dei momenti più divertenti della giornata.